martedì 24 gennaio 2012

21 modi per dichiararsi.

Qualche anno fa, facciamo pure 10, ascoltavo spesso una canzone di Antonello Venditti: "21 modi per dire ti amo", e mi piaceva un casino. Forse, all'epoca non capivo davvero quella canzone, che a sentirla ora non mi fa più tanto effetto; se proprio dobbiamo essere sinceri.
All'epoca l'amore mi sembrava quasi una faccenda semplice, che ci vuole, basta un principe azzurro che sia follemente innamorato di te e il gioco è fatto, sarà lui a dichiararsi, a fare il lavoro sporco, a corteggiarti e renderti semplicemente la donna più felice del mondo. Si, crediamoci.
Oggi, nel 2012, ma anche prima, le cose sono ben diverse; in realtà non si capisce un cazzo. Il panorama odierno si prospetta quantomeno variegato dalle più diverse specie  di uomo e di donna.
La prima domanda da farsi è: chi è che sceglie?
La donna ovviamente, di solito l'uomo, davanti alcune proposte, non rifiuta. Ma allora, visto che i tempi sono cambiati, ed è la donna a dover premere il tasto "Start", come si fa a far capire al soggetto d'interesse che è lui, proprio lui, quello che vogliamo?

1) Dirlo schiettamente: la scelta meno amata dalla donne che, complicate e piene di paranoie come sono, spesso scelgono vie trasverse. In questo caso come funziona? Si va vicino al tipo e si dice: "Mi piaci un sacco." oppure "Credo di essere innamorata di te". Chiaramente in questi casi bisogna essere pronte a qualsiasi tipo di risposta, e le opzioni sono sempre due: o il tipo si scioglie difronte a tanto coraggio e cede alle nostre avances oppure si inventerà una serie di scuse che solo gli uomini (ma anche le donne) sanno cacciare. La più gettonata è: "Ti considero un'amica".

2) Civettare: praticamente bisogna alludere ad una disponibilità sessuale immediata, che poi potrà essere o meno soddisfatta. Funziona per le storie brevi, cioè quando la date in serata.

3) Dargliela. Funziona, ma non si assicura la prosecuzione del rapporto.

4) Stalking: Il più pericoloso, cominciate ad ossessionarlo attraverso i diversi mezzi di comunicazione: Facebook, Twitter, Cellulare, Mail, seguitelo, create degli incontri "casuali", fategli la posta sotto casa. O vi denuncia o comincia ad abituarsi all'idea che gli starete attorno. Volenti o nolenti.

5) Fuggire: se in amore vince chi fugge, voi fuggite. Ma c'è il rischio che lui non abbia avuto il tempo di accorgersi di voi.

6) Violentarlo: per alcuni sarà piacevole. Ok, per tutti sarà piacevole, a meno che non sia un puritano, ma non se ne trovano molti in giro, o un nerd.

7) Seduzione classica: fate vedere un po' di coscia e/o un po' di tetta. Nel caso peggiore potreste essere importunate da sconosciuti con cattive intenzioni.

8) Dedicargli qualcosa: Canzoni, ritratti, opere d'arte di qualsiasi genere dedicate a lui. Potrebbe considerarvi una maniaca, o una pazza, oppure potrebbe essere rapito dalla vostra creatività.

9) Dirgli che siete lesbica: alcune tentano di usarlo come metodo per liberarsi di corteggiatori indesiderati, in realtà, questa visione eccita estremamente qualsiasi uomo, e al limite vi potrebbe chiedere di fare il terzo tra voi e la vostra partner. Rischioso.

Dal 10 al 21 riproponiamo il metodo 3: il più accreditato e scientificamente provato dalla storia delle storie d'amore/sesso.

giovedì 19 gennaio 2012

Cosando si impara.

Ormai sempre più volte mi trovo con una voglia irrefrenabile di cosare, ma mi manca la materia prima per cosare materialmente. Diciamocelo, cosare per me è fondamentale, coserei notte e giorno, senza fermarmi un solo secondo! Mi piace cosare ovunque, con chiunque, anche se a volte ho un po' vergogna, è che fondamentalmente sono una timida. A volte credo che dovrei imparare a cosare meglio, ma l'unica cosa che potrei fare per ottenere risultati migliori è fare tanta, tanta pratica. Cosare è la mia passione, forse un giorno potrei anche farne la mia professione! E divenire famosa come una gran cosatrice. Sì, già mi vedo, con il mio premio in mano, e tanti sorrisi, e tanta soddisfazione. Si, si, io voglio cosare.

mercoledì 18 gennaio 2012

La legge dell'assistente.

Oggi ci occuperemo di una specie nota ai più, dicesi "assistente del professore".
Solitamente questa specie ormai non rara, vive all'interno delle università, in una forma piuttosto rara di simbiosi con i professori ordinari, associati, di ruolo e non. Questa specie conta individui delle età più disparate, tuttavia il range entro il quale si tiene va dai 24 ai 45 anni. Poco si conosce in realtà di questa specie, che rimane un mistero per il comune mortale. L'unico individuo che riesce ad avvicinarsi per conoscere meglio questi soggetti è lo studente universitario che, però, corre rischi estremi nell'approccio con tali creature. Nella comunità universitaria giovanile l'assistente del professore è conosciuto per la sua peculiare capacità: essere stronzo. Sono esseri spesso estremamente repressi, che sfogano tutta la loro insoddisfazione sul malcapitato studente, rendendo giorni e giorni di studio, completamente inutili. Ma la domanda che ci poniamo è: perchè?
Supponiamo che l'assistente debba immolare la maggior parte del suo tempo per seguire il professore di riferimento, aiutarlo in compiti più o meno gradevoli e, soprattutto farselo amico per ottenere un'eventuale collaborazione e/o passaggio di testimone. Tutto ciò occuperebbe gran parte del tempo dell'assistente che, ricordiamoci, è pur sempre una persona comune. Il che comprende il mancato adempimento a pratiche liberatorie, come copulare allegramente con il proprio partner (se ne è fornito). Di qui ne deriva un accumulo di una grande quantità di stress che deve trovare una via di fuga in un'altra pratica che possa essere attuata più agevolmente. Ed è qui che entra in campo lo studente: questi, poverino, studia per lungo tempo e arriva con coraggio al giorno dell'esame. Trovandosi di fronte ad un quasi coetaneo cerca di sperare nella sua clemenza, lasciando passare il messaggio "anche tu ci sei passato, sai cosa sto provando". Una richiesta empatica, una condivisione di emozioni, un coinvolgimento totale di sentimenti contrastanti. 
Purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, ciò non avviene, e ciò che riceviamo dall'altra parte non è altro che durezza, asprezza, acidità. L'assistente in questi frangenti mette in atto una serie di fantasie sadiche che lo portano ad assumere espressioni arcigne. Possiamo immaginare che l'intenzione della creatura in questione non sia tanto quella di nuocere al mal capitato, quanto di dimostrare al professore-capo di essere all'altezza di condurre un esame impeccabile, forse anche meglio di quello che farebbe il professore stesso. 
Tutto sommato, se le intenzioni fossero anche le più nobili, l'assistente rimane sempre uno stronzo, al quale non andrà bene nulla di quello che dirai perchè o troppo vago, o incorretto, o semplicemente hai usato un termine che gli ha ricordato che è tanto tempo che non batte chiodo: "allora ti boccerò". 

Dalle nostre ricerche molti risultati sono stati ottenuti, ma ci premuriamo di offrivi un'unica legge:
"Non importa quanto avrai studiato, non importa quanto fluentemente parlerai, l'assistente saprà sempre metterti in difficoltà, se non con le parole, con il linguaggio del corpo. Se dimostrerai di conoscere bene un argomento, riuscirà a trovare quella postilla, quella virgola, quel piccolo appunto che tu, preso dall'ansia, davvero non ricordi. Egli prova piacere nel bocciare, un antico piacere profondamente radicato negli esseri umani."
Vi direte: siamo spacciati?
No, ma se fai schifo a prescindere, cazzi tuoi.

Se tu che stai leggendo sei un'assistente, dammi retta, stai calmo.




lunedì 9 gennaio 2012

Pippa mentale mode: ON

E' più o meno da quando avevo 18 anni che non mi capitava di far partire una pippa mentale di proporzioni epiche. Temo che avendola iniziata ora finirà più o meno tra un paio d'ore. Il tempo di costruirmi nella testa un bel palazzo di stronzate, metterci attorno un bellissimo giardino bugiardo con alberi carichi di frutti del sospetto. Mi sa che faccio in tempo anche a dedicarmi agli interni, sento di avere proprio bisogno di una vasca da bagno di parole non dette, e per carità, non vorrei mai dimenticare di comprare un frigorifero, così potrò riempirlo di silenzi, paure inconsistenti, ci sarà un ripiano pieno di rabbia repressa e di segnali non colti. Poi, d'estate, staremo seduti vicini, insieme sorseggeremo un fresco bicchiere di battute scadenti, e rideremo alla nostra stupidità. Sopratutto alla mia.