sabato 10 marzo 2012

I risvolti inquietanti dell'insonnia.

C'è qualcosa di inquietante nell'insonnia. Il non dormire, l'andare contro i più comuni cicli cicardiani. Perdere il controllo, il senso di tutto. Non è come tirare tardi per una serata, almeno lì si è in compagnia, almeno fisicamente, è solitudine notturna. Un soliloquio invaso da fantasmi e pensieri, e pensieri di fantasmi, e fantasmi pensierosi. Qui da me l'insonnia è una sofferenza, il mio più grande desiderio è andare sul mio letto ora, e dormire, magicamente svegliarmi domani con un bellissimo sole sorridente che non dia fastidio, ma che mi aiuti a ripartire. Invece occupo il mio tempo col contenuto della mia mente. E' una lenta agonia, un ticchettio incessante di orologio, una cascata verso l'alba, un freddo oblio. La città è ferma? Sono tutti fuori a far baldoria. Ma io sono sulla mia isola, ho il sonno sulle spalle e la paura davanti a me. Ho gomitoli e gomitoli di immagini, fotografie di sensazioni, di emozioni che ora veloci, ora lente, mi scorrono davanti agli occhi. E il mio corpo risponde.
Sussulto, tremo, mi stiracchio, sbadiglio, spalanco gli occhi, quasi piango, quasi rido, quasi impazzisco.
Arrivano rapide le domande; una, due, tremila. Risposte! Vogliamo risposte! Dacci delle risposte! Non ci piacciono queste risposte! Vogliamo nuove risposte!
L'insonnia ha dei risvolti inquietanti: dai rumori che la notte amplifica alle ombre diverse da abat-jour, dai ricordi più amari alle preoccupazioni più profonde.
L'unica cosa che vorrei dirvi, miei cari pensieri, esimie domande, signora paura è questa:
"lasciatemi dormire".