martedì 24 luglio 2012

Strade di notte.

Torno a casa sola, a piedi, alle 5 del mattino.
Paradossalmente le 5 del mattino mi spaventano molto meno della mezzanotte, o delle 2 di notte. O anche delle 5 del pomeriggio.
Le 5 del mattino sono quella sottile linea che divide la notte dal giorno. Che separa quelli che tornano a casa dopo una lunga serata da coloro che si sono appena svegliati per andare a lavorare.
I pericoli sussistono ad ogni ora del giorno, in compagnia o da soli; ma se vivessi con la spada di Damocle della pericolosità, me ne starei a casa, e forse, avrei paura anche della mia ombra.
La strade sono silenziose, gli autobus notturni si mescolano ai primi diurni. La luce ti sta dicendo che fra poco ci sarà sole, e col sole un nuovo giorno, e con un nuovo giorno un nuovo risveglio.
Ma io passeggio, con falcata sincera, verso casa, mi godo lo spettacolo, e francamente un po' sussulto alla vista di uno straniero in lontananza. In quei momenti in me si risvegliano due persone: quella che teme sempre il peggio, che incarna ciò con cui mi hanno spaventato a lungo i miei genitori, i miei zii, i miei nonni "Sarà un drogato", "Mi violenterà", "Questo mi sta per rapinare"; e quella che invece cerca di tranquillizzarmi "Non pensare al peggio", "Vai avanti, riga dritto, non hai nulla da temere".
Queste due personcine dentro me, cominciano la loro diatriba, e nel frattempo il cielo cambia colore: dal blu profondo e spaventoso della notte e del buio, all'azzurro che si rischiara e che si porta lento, lento al caldo dei raggi solari.
Zitta, zitta arrivo a casa, una riflessione tira l'altra, ma mi sento serena: mi sono evoluta, sono tornata sola, a piedi, e sono le 5.30.
Tutto questo sarebbe frutto di una bella elaborazione; in realtà è che ho perso due notturni consecutivamente.

1 commento:

  1. per me è routine da ormai due anni, e mi succede ogni volta la stessa cosa :)

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